Thursday, July 23, 2015

The SB's owner

In Gnaccolini's essay, the identification of the owner of the actual colored deck, as opposed to engravings of odd cards now in various museums, as the well known Venetian diarist Marino Sanudo il Giovane (1466-1536), the "M.S." on the Aces of Batons (http://queenoftarot.com/tarot_cards/1163) and Swords (http://queenoftarot.com/tarot_cards/1177), is attractive. The stemma of the Sanudo family (silver with blue stripe), she says, is on the Aces of Coins (http://queenoftarot.com/tarot_cards/1149 and Cups (http://queenoftarot.com/tarot_cards/1191). Actually, the diagonal stripes look gold to me; on Swords there is a red or purple horizontal stripe; on Cups there seems to be a gold cross behind the gold stripe.

Sanudo's mother was of the Vanier family, and her stemma, banded silver and red, is on the Aces of Swords (http://queenoftarot.com/tarot_cards/1177) and Batons (http://queenoftarot.com/tarot_cards/1163) and trumps I (http://queenoftarot.com/tarot_cards/1206), IIII (http://queenoftarot.com/tarot_cards/1209), XIIII (http://queenoftarot.com/tarot_cards/1219, and XV (http://queenoftarot.com/tarot_cards/1220). I  see gold diagonals, as in the other Aces, as well as the same red horizontal on Coins. Zucker had noticed these stemmi but didn't know what to make of them.


Sanudo is documented as commissioning work by Marco Zoppo, whose style is similar to that of the cards, and had hermetic interests as well as in fostering the printing trade. Another possibility she mentions is Marco Sanudo, his cousin. Also, the identification of the two persons on the 2 of Coins ( as Ercole d'Este and Michele Savonarola fits that family. His father represented Venice in Ferrara at the right time, 1457-59, to have known this physician and pioneer in the use of metallic salts to treat illness (and so an "alchemist" broadly defined). Ercole, born 1431, would have known Savonarola (grandfather of the more famous one) both before his training in Naples (1145-1460) and at the end of Savonarola's life, d. 1468. But the portrait appears modeled on a Roman coin of Caligula that she shows.

Michele Savonarola, to be sure, was not a merchant, but a physician. On the Venier family, to whom one of the coats of arms is to be attributed, here is Gnaccolini p. 50f, including the footnotes, p. 58f::
Iscrizioni e stemmi degli antichi possessori. Grazie all'identificazione dei due stemmi nobiliari presenti in varie carte, effettuata per la prima volta in occasione di questo studio, con quelli relativi alle importanti famiglie veneziane dei Venier (fasciato d'argento e di rosso)215 e dei Sanudo (d'argento alla banda azzurra) 216 e alla presenza delle iniziali "M.S." ai lati dello stemma. Sanudo 217 ritengo che il possessore del mazzo Sola Busca possa essere con buona probabilità identificato in Marin Sanudo il Giovane (Venezia, 1466-1536) 218. Storico e politico veneziano, egli attese fin dalla giovinezza a studi classici ed eruditi, che si concretizzarono nella stesura dei famosi Diari, vivace cronaca degli avvenimenti veneziani redatta tra il 1° gennaio 1496 e il settembre 1533. Egli nacque nel 1466 da Leonardo Sanudo, senatore della Serenissima morto precocemente nel 1474 219, e Letizia Venier di Pellegrino, che una volta vedova lo allevò con l'aiuto degli zìi nel castello della famiglia materna di Sanguinetto (presso Verona) 220. Questo fatto, e un legame particolare con la famiglia della madre 221, potrebbero forse spiegare l'insistenza sullo stemma Venier, riproposto nelle carte anche in abbinamento con le iniziali "M.S." (che però non lo affiancano mai: asso di spade [fig. 1.129] e asso di bastoni [fig. 1.104, 1.132]), e il perché nelle carte nessuna iniziale alluda direttamente alla famiglia Venier 222. Al suo personale interesse di storico potrebbe rimandare anche la data riportata dal trionfo XIIII, calcolata a partire dall'anno mitico di fondazione di Venezia, così come risulta riportata proprio nell'introduzione al suo studio De origine, sita et magistratibus. Se si indaga nella storia della famiglia, già la figura del padre Leonardo appare con dei tratti che risultano particolarmente significativi se dobbiamo pensare a un legame dei Sanudo con le nostre carte. Egli infatti, nato nel terzo decennio del XV secolo da una delle più antiche famiglie della Serenissima 223, pur non essendo laureato aveva ricevuto una buona educazione umanistica (secondo Ludovico Carbone era addirittura allievo di Guarino Veronese)224 e faceva parte della ristretta cerchia di patrizi veneziani umanisti, così ben ricostruita dal Lowry 225 e dalla King 226, della seconda generazione: un ristretto gruppo di personaggi molto influenti, che ricoprivano spesso incarichi pubblici di rilievo e mantenevano tra loro stretti rapporti sia di tipo professionale sia di studio, e sostanzialmente utilizzavano l'umanesimo come strumentò per giustificare le azioni di governo, che decise in prima persona. Erano fortemente coinvolti nel recupero dei testi classici e nell'impresa tipografica veneziana impiantata da Nicolas Jenson. In particolare dalle annotazioni contenute nel Libro dei conti del Sanudo il Lowry ha ricostruito una trama di rapporti 227, tra i quali spiccano i nomi di diversi scrittori e collezionisti veneziani e, tra i familiari, il nipote Marco, figlio del fratello Francesco 228. Nel 1457 Leonardo Sanudo incaricò Leonardo Bellini, che "era senz'altro il più moderno miniatore a Venezia" 229, di miniare il suo codice con le opere di Lattanzio. Venne quindi inviato come visdomino a Ferrara, per difendere gli interessi dei cittadini veneziani, tra il dicembre 1457 e la primavera del 1459, anni in cui a Ferrara insegnava Guarino Veronese ed era medico di corte Michele Savonarola. Il patrizio veneto in quel torno di tempo ebbe modo di incaricare due tra i più importanti miniatori che lavoravano per il duca Borso, Guglielmo Giraldi e Giorgio d'Alemagna, di miniare una copia di Virgilio da lui stesso trascritta (oggi Parigi, Bibliothèque nationale de France, Lat. 7939A) 230. Tornato a Venezia Leonardo si fece esemplare un altro codice di Virgilio dall'atelier di Bartolomeo Sanvito (Parigi, Bibliothèque nationale de France, Lat. 11309), che venne miniato da Marco Zoppo, "a sua volta di ritorno da un soggiorno emiliano" poco oltre la metà degli anni sessanta 231. Per completare il quadro bisogna ricordare ancora come gli interessi ermetici di Marin Sanudo siano stati recente- [page 51 starts here] mente sostanziati dal Kristeller 232, che ne ha riconosciuto una nota di possesso su un codice cabalistico ed ermetico proveniente da un monastero veneziano oggi alla biblioteca del Trinity College di Dublino (Q.3.12, ff. 138v-l74v). Direttamente dalle pagine dei Diarii possiamo poi avere testimonianza del suo personale interesse per la figura di Giovanni "Mercurio" da Correggio, sul cui arrivo a Lione lo informa nel 1501 con due lettere Pietro Aleandro 233.
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215 Crollalanza 1890, p. 76; Libro d'Oro 1965-1968, pp. 1603-1604; Spreti 1981, pp. 848-51; Sturdza 1999, p. 445. Lo stemma Venier ricorre negli scudi miniati nei "trionfi" I, IIII, XIIII, XV, nell'asso di spade (fig. 1.129) e nell'asso di bastoni (figg. 1.104,1.132); in queste ultime due carte ricorrono anche le iniziali in capitale romana "M.S". La presenza sopra lo stemma di una banda d'oro tra due teste di leone, se l'identificazione della famiglia è corretta, potrebbe forse alludere al ramo dei Venier di san Marco, che allo stemma fasciato comune a tutta la famiglia associarono il leone di san Marco al naturale (cfr. Sturdza 1999, p. 445).
216,  Lo stemma Sanudo, con ai lati le iniziali "M.S.", molto più abraso e di difficile lettura (è uno stemma interzato d'argento alla banda azzurra, di cui si conservano solo poche tracce) ricorre negli scudi miniati nell'asso di denari (fig. 1.130) e nell'asso di coppe (fig. 1.131). Nell'asso di denari lo stemma S circondato da un cartiglio con l'iscrizione in capitale romana "SERVIR CHI PERSEVERA INFIN OTIENE"; in basso a sinistra è una stella accompagnata dal cartiglio "TRAHOR FATIS", che si trova anche nei trionfi II e XIII. Purtroppo non ho trovato riscontri a questo motto.
217 E in parte quando c'è lo stemma Venier.
218 Le due famiglie Venier e Sanudo si incrociano solo ancora, per quanto ho potuto appurare, con Elena Sanudo (sorella di Marino, nata nel 1451), che sposa nel 1469 Francesco Venier, podestà di Padova: sono loro i genitori dell'amato nipote Marcantonio Venier, ambasciatore, 1483-1566. Un'altra ipotesi potrebbe portare a sciogliere le iniziali "M.S." in Marco Sanudo, cugino di Marino, figlio di Francesco (fratello di Leonardo), noto astronomo e matematico allievo di Luca Pacioli, morto nel 1505, cfr. Bettinelli 1786, p. 231 n.b.; Quadri 1826, p. 398; Veratti 1860, p. 90 n. 167; I Diarii 1879-1902, nota d. Sui libri in possesso di Marco, nipote di Leonardo Sanudo, Lowry 2002, pp. 61-62, 306. In questo caso tuttavia non mi spiegherei la presenza dello stemma Venier.
Sulla figura di Marino Sanudo, uomo di ampia cultura, con una biblioteca di 6500 volumi, "stimato come figura di non comune rilievo" nel panorama della Venezia umanistico-rinascimentale si rimanda a A. Caracciolo Aricò,Introduzione, in Sanudo 1980, pp. X-XVII.
219. A. Caracciolo Aricò, Introduzione, in Sanudo 1980, pp. XLIII, 310 nota 91.
220. I Diarii 1879-1902, pp. 12-13 n. 14, parte 6, nota j.
221. Per cui nel testamento del 1533 viene citato Marco Antonio Venier "signor di Sanguenè, mio nepote, qual sempre ho computa per fiol, et li ho infinite obligation", sito web Wikisource.
222. Purtroppo non trovo a conforto alcun fatto significativo nella biografia di Marino Sanudo relativo all'anno 1491 se non che compie i venticinque anni e viene quindi presentato al Gran Consigno, Lowry 2002,p. 59.
223. King 1989, II, pp. 635-637; Sanudo 1989, p. 6 nota 10.
224. Mariani Canova 1995, p. 57.
225. Lowry 2002, pp. 14-15
226  King 1989, passim (e in particolare pp. 61, 309-316); King 1989, II, pp. 390-396, 635-637.
227 Lowry 2002, p. 364.
228 Sanudo 1989, p. 296 n. 360, con bibliografia e supra nota 213.
229 Mariani Canova 1995, p. 60.
230 G. Mariani Canova, in The Painted Page 1994, p. 109 cat. 42; Toniolo 1994, p. 236; Mariani Canova 1995, pp. 40-45 tavv. 8-13, 57-71; F. Tonìolo, in Mariani Canova 1995, pp. 160-164, cat. 4; Mariani Canova 1998, pp. 27,137-141 cat. 17; F. Toniolo, ad voces Giorgio d'Alemagna e Giraldi, Guglielmo, in DBMI 2004 pp 268- 270, 307.
231 L. Armstrong, in The Painted Page 1994, cat. 72 pp. 154-155 (1466-1468 circa); Mariani Canova 1993, pp. 121-135 (1463-1464 o poco più tardi); Mariani Canova 1995, pp. 63-64; A. De Nicolò Salmazo, in La miniatura a Padova 1999, pp. 247-249 cat. 95 (settimo decennio); S. Marcon, ad vocem Ruggieri, Marco dì Antonio, in DBMI 2004, pp. 922-924 (1466-1467). Zoppo dovette essere a Bologna forse anche prima del giugno 1461 e trattenersi almeno fino al 1467, Benati Maino 1993, pp. 65-67.
232. Kristeller 1983, p. 196.
233. Vecce 1988, pp.16-17; Sacri 1999, p. 71; Saci 2000, pp. 47-48.
The complete bibliographical references are in the book's bibliography. I can try translating some of this, but Google Translate isn't bad with modern Italian.

I ran across something of interest about Sanudo in Farmer's Syncretism in the West. Farmer is discussing the role of Pico's secretary Cristoforo da Casalmaggiore in Giovanni Pico della Mirandola's death, namely, his reported confession under torture that he, Cristoforo, had poisoned Pico. Sanudo's Diarii is the source of that confession, from his secretary in Bologna. Sanudo also suggests that Cristoforo was part of the conspiracy to wrest power from Savonarola in 1497. Of interest is Sanudo's ties with the Picos and Poliziano. Farmer says that Sanudo "had close contacts with Gianfrancesco and the piagnoni" (p. 177)and adds:
In the edtiion of Poliziano's collected works published the following year--interestingly enough, underwritten by Sanudo himself--flattering references to Cristoforo and his brother Martin, another of Pico's longtime retainers, were clumsily removed by an unknown hand. 124
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124. See the evidence first uncovered by Dorez ["La Mort de Pic de la Mirandole et l'edition Aldine des oeuvres d'Ange Politien (1494-1497)," Giornale storico della letteratura italiana 33, 180] (1899), augmented and reinterpreted by Cotton ["Alessandro setti e il Politiziano", La Bibliofilia 64, 225-46] (1962)].
Farmer then cites Cotton as arguing that "this hand belonged to none other than Gianfrancesco Pico, who, assisted again by Giovanni Mainardi, was that time busily preparing Poliziano's collected works for the press".

Poliziano of course was the leading expert on Roman history, which is the subject of the SB trumps. It seems likely to me that Sanudo's contact with Poliziano went back at least as far as Giovanni Pico's and his visit to Venice. If Poliziano lectured there on Osiris in the early 1480s, it might have been then; Sanudo was 3 years younger than Pico. Poliziano would have reason to cultivate contacts in Venice, as a center for manuscripts (e.g. Bessarion's library) and publishing. Poliziano and Pico both died in 1494, most likely, according to the recent exhumation of their bodies, from arsenic. Poliziano was also homosexual, as convincingly argued in Wikipedia's article on him; that is also something not inconsistent with the SB designs.

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